Le norme adottate in relazione alla pandemia da COVID-19 destano talora (in verità, molto spesso) stupore nel giurista. Peraltro, se, in alcuni casi a causa dell’eccezionalità della situazione, si possono giustificare formulazioni barocche e scelte opinabili (ad esempio, tra i molti casi che rientrano in quest’ultima fattispecie il credito di imposta per i retailer limitato solo a determinate situazioni), in altri casi la motivazione che sta dietro l’adozione di una determinata norma suona quasi come una beffa.

Rientra in quest’ultima categoria la norma che le Regioni hanno adottato (o stanno adottando) con riferimento alla data di inizio delle vendite di fine stagione per la stagione primavera/estate di questo infelice 2020. Una beffa per commercianti e per consumatori. Ma vediamo perché.

L’11 maggio 2020 la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha stabilito lo slittamento della data di inizio dei saldi dai consueti primi giorni di luglio al 1° agosto 2020. Si legge nella nota diffusa dalla Conferenza che la decisione, sollecitata dagli assessori alle attività produttive ha la finalità di aiutare un comparto, quello dei commercianti, che ha particolarmente sofferto a causa della pandemia.

La motivazione è certamente apprezzabile, ma lo strumento scelto non è così efficace.

Analizziamo, ad esempio, il caso della Lombardia. La giunta regionale di questa Regione ha con delibera del 26 maggio 2020 n. XI/3170 stabilito che 1) i saldi inizieranno, per l’appunto, il 1° agosto, e che 2) le vendite promozionali, normalmente inibite nel territorio della Regione nei 30 giorni antecedenti i saldi, saranno quest’anno invece in via eccezionale ammesse anche durante tale periodo.

Ergo, i saldi primavera/estate inizieranno il 1° agosto e termineranno alla fine di settembre (la durata massima è stabilita in 60 giorni dalla Legge Regionale n. 6/2010), ma – comunque – i retailer potranno già applicare sconti dai primi giorni di luglio.

Ora, a fronte di una labile differenza tra vendite di fine stagione, da un lato, e vendite promozionali, dall’altro (i saldi interessano soli i prodotti stagionali e di moda, le vendite promozionali qualunque prodotto e, dunque, anche i prodotti stagionali e di moda), non si capisce la necessità della norma che stiamo analizzando, posto che i retailer che operano nel settore dell’abbigliamento, delle calzature o che vendono altri prodotti stagionali inizieranno – un po’ per consuetudine, un po’ perché non hanno venduto nei mesi precedenti – ad applicare sconti dai primi di luglio sui prodotti della primavera/estate. Queste vendite si chiameranno “vendite promozionali” fino al 31 luglio e “vendite di fine stagione” dal 1° agosto al 29 settembre, ma, di fatto, saranno in entrambi i casi vendite scontate.

Peraltro, occorre evidenziare che i saldi non sono obbligatori per i retailer che possono liberamente decidere se farli oppure no: quindi, a prescindere dall’intervento normativo, i singoli retailer avrebbero potuto liberamente decidere di non fare i saldi dall’inizio di luglio e di farli dal 1° agosto oppure di non farli per niente.

Se l’intento delle Regioni è quello di dare un aiuto al commercio, forse un’analisi precisa e compiuta delle abitudini dei consumi e della realtà di questa Fase 3 avrebbe dovuto precedere la decisione di adottare questa norma. La situazione delle famiglie in questo momento non è certamente rosea, ma chi aveva e ha la possibilità di spendere in beni voluttuari nel mese di agosto sarà, con ogni probabilità, in altri lidi e chi rimarrà in città non avrà, con ogni probabilità, molti soldi da spendere per acquistare vestiti e scarpe. Inoltre, ben difficilmente la vendita di indumenti per l’estate viene effettuata durante il mese di settembre: normalmente in quel mese i retailer iniziano le vendite dei prodotti autunnali e, del resto, i consumatori preferiscono investire su prodotti che useranno in autunno e non nell’estate dell’anno a venire.

Insomma, la montagna ha partorito un topolino.

Benché la delibera della Regione Lombardia si limiti ai saldi estivi, sembrerebbe esserci la possibilità – stando ad alcuni commenti – che a cascata anche quelli invernali inizino un mese dopo. Auguriamoci che i nostri governanti possano maturare misure di effettivo maggior sostegno al commercio.