Concessioni demaniali marittime e tutela della concorrenza: l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato pone un termine al regime delle proroghe
Sono destinate sicuramente a rivestire un ruolo determinante su diversi settori dell’economia italiana le sentenze n. 17 e 18 del 9 novembre 2021, con le quali l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha risolto, almeno per il momento, il profondo e risalente contrasto tra la disciplina europea e la normativa nazionale in tema di concessioni demaniali marittime.
Da tempo, infatti, si era palesata la necessità di superare l’annoso conflitto che vede contrapposti, da un lato, la tutela della concorrenza, principio cardine del diritto dell’Unione Europea, e dall’altro le disposizioni nazionali in materia di concessioni demaniali marittime: la perdurante assenza di organicità in tale disciplina ha consentito, nel corso degli anni, il susseguirsi di proroghe automatiche e generalizzate delle concessioni, che hanno così ostacolato qualsiasi apertura del settore a nuovi e diversi operatori economici.
Più volte la giurisprudenza nazionale e sovranazionale, nonché le stesse istituzioni europee hanno tentato di addivenire ad una soluzione del problema, richiedendo al legislatore, anche espressamente, la riforma di tale settore in modo da renderlo conforme ai fondamentali principi pro-concorrenziali posti alla base dei Trattati dall’Unione Europea. Tra questi interventi, rilevante è stato quello della Corte di Giustizia U.E. che, con la sentenza resa nel caso Promoimpresa, ha rilevato l’incompatibilità tra la normativa europea sui servizi del mercato interno e le misure nazionali, come quella italiana, che prevedano la proroga automatica delle autorizzazioni demaniali marittime, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, tuttavia, va individuata nella proroga concessa dal legislatore italiano nel 2018, in forza della quale si è disposto un automatico rinnovo delle concessioni demaniali allora in essere per i successivi quindici anni, ciò vale a dire, addirittura, fino al 2033.
Prendendo le mosse dall’attuale quadro normativo e giurisprudenziale, il Consiglio di Stato ha anzitutto rilevato come il confronto concorrenziale, oltre a essere imposto dal diritto europeo, costituisce un elemento estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita.
Nelle pronunce sopra richiamate, l’Adunanza Plenaria è giunta alla conclusione per cui il regime di proroga indiscriminata si pone in contrasto con il diritto europeo e pertanto non può più essere praticato dal legislatore nazionale. Nonostante la vigente previsione normativa sulle proroghe al 2033, affermano inoltre i Giudici amministrativi, tali norme dovranno considerarsi prive di ogni effetto giuridico e, pertanto, dovranno essere disapplicate sia dai giudici sia dalla pubblica amministrazione.
Al termine della disamina, l’Adunanza Plenaria precisa comunque che, onde evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata di tutte le concessioni in essere e considerati i tempi tecnici necessari affinché le amministrazioni predispongano le nuove procedure di gara, le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative già rilasciate continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023.
Oltre tale data, concludono i Giudici, le medesime concessioni cesseranno di produrre ogni effetto, nonostante l’assenza di una disciplina legislativa nonché l’eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, proroga che dovrà essere considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’Unione Europea.
Le pronunce esaminate costituiscono, senza dubbio, uno spartiacque tra il passato, caratterizzato da concessioni demaniali sine die, ed il futuro, con l’auspicio che, a partire dal 1° gennaio 2024, grazie a tale intervento dell’Adunanza Plenaria, anche l’ordinamento italiano si uniformerà – finalmente – ai principi pro-concorrenziali previsti dal diritto dell’Unione Europea.