Il 31 gennaio 2023 l’AGCM ha chiuso l’istruttoria, avviata su segnalazione di ex franchisee nei confronti di un noto marchio dell’abbigliamento, ritenendo adeguati gli impegni proposti dal franchisor. Termina quindi, senza accertamento di infrazioni, anche la terza istruttoria dell’AGCM per presunti abusi di dipendenza economica di noti brand nei confronti dei propri franchisee: tutti e tre i brand hanno proposto modifiche ai propri contratti di franchising.

Non vi è dubbio che le istruttorie avviate dall’AGCM a seguito di ricorsi presentati da ex franchisee di tre noti brand – Benetton, McDonald’s e Original Marines – che lamentavano di aver subito presunte condotte di abuso di dipendenza economica ai sensi dell’art. 9 L. 192/1998, hanno avuto un impatto sui relativi contratti di franchising.
In tutti e tre i procedimenti i franchisor hanno preferito prevenire ed evitare una pronuncia dell’Autorità Garante proponendo modifiche ai propri contratti standard di franchising in senso migliorativo per gli affiliati.
In effetti, nel corso delle istruttorie, l’AGCM aveva in qualche modo lasciato intendere di appoggiare la posizione dei segnalanti, evidenziando la gravosità per i franchisee di alcune clausole contrattuali.
Non si può non menzionare, tuttavia, che le previsioni contrattuali oggetto di segnalazione erano pattuizioni per lo più tipiche dei contratti di affiliazione commerciale, contratti nei quali – come noto – si verifica la massima integrazione dell’affiliato nella rete commerciale dell’affiliante ed è quindi usuale che i rapporti siano regolati in modo particolarmente specifico e puntuale. Tra le clausole oggetto di contestazione vi erano, per esempio, quelle sulla sospensione delle forniture in caso di inadempimento dell’affiliato, sul riassortimento automatico dei prodotti, sulle condizioni generali di vendita, sul recesso per giusta causa e sui budget periodici. Detto ciò, è assolutamente comprensibile che i franchisor abbiano preferito sottrarsi alla decisione dell’Autorità Garante e al rischio di possibili sanzioni.
Sta di fatto che in nessuno dei tre casi sottoposti all’attenzione dell’AGCM è stato effettivamente accertato un abuso di dipendenza economica da parte dei brand nei confronti degli ex franchisee né, tanto meno, la rilevanza degli asseriti abusi lamentati per la tutela della concorrenza e del mercato.
Ad esempio, tra le clausole standard modificate da Benetton vi sono: la previsione di una separazione tra le pendenze debitorie dei franchisee per singoli punti vendita (nel caso in cui un franchisee fosse debitore solo per uno dei suoi molteplici punti vendita Benetton); l’eliminazione di ogni riferimento al budget; l’eliminazione del riassortimento automatico e la costituzione di una scorta per consentire il riassortimento dei franchisee; l’impegno del franchisor al riacquisto degli arredi al termine del rapporto su richiesta del franchisee.
In conclusione, questa disponibilità dei franchisor ad ammorbidire i propri contratti sta di fatto conferendo all’AGCM un potere non previsto dalla norma sull’abuso di dipendenza economica, che induce i franchisor a introdurre modifiche ai propri standard contrattuali in senso favorevole per gli affiliati, anche rispetto a clausole che sono state sempre tipiche dei contratti di affiliazione commerciale e non per questo ritenute – sino ad oggi – abusive dalla giurisprudenza.