Le sanzioni contro la Russia: cosa cambia per gli esportatori?
La guerra tra Russia e Ucraina, che ormai da qualche mese è diventata tristemente protagonista delle cronache giornaliere, ha un forte impatto sui contratti internazionali, principalmente a causa dell’adozione da parte dell’Unione Europea di sanzioni commerciali come reazione all’invasione russa.
I Regolamenti recentemente adottati dal Consiglio dell’Unione Europea hanno integrato e modificato quelli adottati nel 2014 e concernenti le misure restrittive nei confronti della Russia a seguito dell’invasione della Crimea e della mancata attuazione degli accordi di Minsk.
I nuovi Regolamenti individuano beni o materie prime di vario genere che non saranno più esportabili o importabili e si rivolgono anche ad una serie di attività di carattere finanziario, che comportano, ad esempio, l’esclusione dallo Swift, con lo scopo di colpire l’economia russa in via più o meno diretta ed ostacolare le capacità russe di proseguire l’aggressione.
Le sanzioni imposte dall’Unione Europea hanno, in via esemplificativa, carattere:
– soggettivo-individuale, miranti a colpire i soggetti che possono essere considerati responsabili del sostegno, del finanziamento o dell’attuazione delle azioni contro l’Ucraina, ad esempio il Presidente Putin o gli oligarchi a cui sono stati congelati i beni e a cui viene impedito di transitare o entrare nel territorio Ue;
– finanziario, dal momento che le banche sono state escluse dai mercati dei capitali e dei finanziamenti;
– merceologico, con i divieti all’import ed all’export. Tra i beni di cui viene vietato il commercio rientrano i beni dual use, prodotti e tecnologie dell’industria aeronautica e spaziale, apparecchiature di radiocomunicazione, beni di lusso (caviale, tartufo, etc), alcune categorie di abbigliamento;
– di altra natura, più generica, come il divieto per le navi battenti bandiera russa di accedere ai porti degli Stati membri o per le imprese russe di partecipare alle gare per appalti pubblici e concessioni.
A tutti questi divieti si contrappongono alcune eccezioni, principalmente di carattere temporale o che individuano delle cause giustificatrici degli scambi: ad esempio, scopi umanitari, farmaceutici o scopi ufficiali di missioni diplomatiche purché siano debitamente autorizzati dalle autorità competenti.
Maggiori dettagli si possono trovare sul sito dell’Agenzia delle Dogane: www.adm.gov.it/portale/speciale-crisi-russia-ucraina
Le sanzioni interferiscono con l’esecuzione dei contratti internazionali e le conseguenze possono essere diverse: in alcune ipotesi questi sopravvivranno poiché sottoscritti ed eseguiti prima di una certa data (come previsto nei diversi regolamenti) mentre in altri l’esecuzione diverrà parzialmente o totalmente impossibile a causa dei provvedimenti imperativi dell’Unione Europea. Si tratta infatti di norme che hanno applicazione diretta per le persone e le imprese degli Stati Membri, senza necessità di norme nazionali di attuazione.
Per poter individuare le conseguenze delle sanzioni sui contratti in essere, occorre valutare caso per caso il contenuto del contratto (ad esempio, se siano presenti clausole di forza maggiore o di hardship) e quale sia la legge applicabile: è infatti in base a quest’ultima, ed eventualmente alla Convenzione di Vienna del 1980 se applicabile, che in difetto di specifica disciplina contrattuale si dovrà valutare l’eventuale esclusione di responsabilità della parte inadempiente, la sospensione o la risoluzione del contratto e i relativi effetti.