Posticipata al 30 aprile l’effettività di una norma che potrebbe mettere a rischio le forniture alla sanità pubblica e dunque il funzionamento stesso del sistema sanitario nazionale.

Il Governo è intervenuto d’urgenza con il D.L. 11.1.2023, n. 4 per posticipare al 30 aprile la scadenza degli obblighi di ripiano a carico delle aziende fornitrici di dispositivi medici al servizio sanitario pubblico negli anni dal 2015 al 2018.


Ma di cosa si tratta?
Con l’intento di reperire fondi per finanziare le misure di sostegno contro la crisi internazionale causata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, il Governo Draghi ha con uno degli ultimi atti del suo mandato dato vita ad un’operazione quantomeno discutibile da un punto di vista giuridico poiché essa pare sovvertire alcuni principi base del diritto tra i quali l’irretroattività delle leggi, le norme che regolano gli appalti pubblici e prima ancora l’equilibrio tra le partite opposte nelle compravendite.


Più nel dettaglio, il Decreto Aiuti bis (D.L. 9.8.2022, n. 115) è intervenuto su un’articolata serie di norme contenute nell’art. 9ter del D.L. 19.6.2015, n. 78 atte a contenere la spesa pubblica per dispositivi medici, tra l’altro, quale extrema ratio mediante il concorso dei fornitori. Le regole dell’art. 9ter, destinate ad essere operative sin da subito, di fatto sono rimaste sulla carta a causa della mancata adozione dei necessari decreti ministeriali. Il Decreto Aiuti Bis, introducendo il comma 9bis al predetto art. 9ter, anziché rendere operative le relative regole per il 2023 (come logica e buon senso vorrebbero), ha invece stabilito in via retroattiva il recupero dell’eccesso di spesa per gli anni dal 2015 al 2018 e ha rafforzato l’obbligo prevedendo il diritto delle amministrazioni di compensare il dovuto con i crediti vantati dai fornitori.


Poiché per i predetti anni il tetto di spesa medica non era mai stato certificato, il Ministero della Salute vi ha provveduto con Decreto del 6.7.2022. Successivamente, il Ministero della Salute ha altresì adottato, con Decreto del 6.10.2022, le linee guida propedeutiche all’emanazione dei provvedimenti regionali e provinciali per il recupero degli importi extra spesa.


Quindi, tra metà novembre e metà dicembre 2022 le Regioni, Ordinarie e Autonome, e le Province Autonome hanno stilato gli elenchi dei fornitori con l’indicazione degli importi dovuti dai fornitori.
Si calcola che l’importo complessivamente dovuto dai fornitori in base ai conteggi di Regioni e Province ammonti a più di 2 miliardi di euro. Si comprende bene, dunque, l’enorme quantità di ricorsi avverso i decreti ministeriali e gli atti di Regioni e Province depositati dai fornitori, molti dei quali rischiano il crack finanziario il che potrebbe, a sua volta, pregiudicare le forniture al sistema sanitario nazionale.


In questo contesto si inserisce la posticipazione a fine aprile della deadline per i pagamenti, asseritamente motivata dalla necessità di allineare le scadenze sul territorio nazionale. Rimane l’auspicio di una soluzione legislativa entro il 30.4, nell’attesa altresì di capire le intenzioni del nuovo Governo in relazione agli anni dal 2019 al 2022.