Negli ultimi anni, si è assistito ad una crescita della consapevolezza circa l’impatto che le società hanno sull’ambiente circostante. In diversi ordinamenti sono dunque state introdotte forme organizzative volte a coniugare l’attività di impresa legata allo scopo lucrativo con finalità sociali o di beneficio comune; in particolare, in Italia, sono state introdotte le Società Benefit, che uniscono lo scopo di lucro con l’obiettivo di migliorare il contesto ambientale e sociale nel quale operano.

Oggi le società sono più consapevoli dell’impatto che la loro attività ha sull’ambiente in cui sono inserite, complice anche il cambiamento climatico degli ultimi anni. L’Italia rappresenta in tale ambito un’avanguardia a livello europeo, in quanto già nel 2016, con la Legge di Stabilità (L. 208/2015), ha introdotto le Società Benefit.


La peculiarità delle Società Benefit è rappresentata dal fatto che esse perseguono volontariamente, nell’esercizio dell’attività d’impresa, oltre allo scopo di lucro, anche una o più finalità di beneficio comune, definito come il perseguimento, nell’esercizio dell’attività economica, di uno o più effetti positivi, o come la riduzione degli effetti negativi su una o più categorie di portatori di interesse.
Qualsiasi società prevista nel nostro ordinamento può assumere la veste giuridica di Società Benefit a condizione che inserisca all’interno del proprio statuto l’indicazione precisa del beneficio comune che intende perseguire.
Le finalità di beneficio comune non sono precisate nella legge ma è abbastanza evidente che esse debbano preferibilmente essere attinenti all’attività svolta.


La qualifica di Società Benefit è in sostanza una autodichiarazione che si realizza mediante l’apposizione, accanto alla denominazione sociale, delle parole «Società Benefit» o «SB».


Diversamente le B Corp, pur avendo molti elementi in comune con le Società Benefit, sono dichiarate tali da ente terzo (B Lab) che effettua, con cadenza periodica, un assessment di valutazione sulla sostenibilità delle loro performance.
L’assessment da parte di un ente terzo dell’effettivo perseguimento dello scopo sociale (accanto allo scopo di lucro) rappresenta senza dubbio una garanzia che, tuttavia, è legata a costi non indifferenti: la tariffa annuale per la certificazione B Corp varia infatti tra 500 € e 50.000 €.


Sia le Società Benefit che le B Corp hanno inoltre precisi requisiti di accountability e di trasparenza da rispettare. Entrambe devono infatti redigere e pubblicare annualmente una relazione riguardante il perseguimento del beneficio comune nonché una relazione di impatto che utilizza uno standard di terze parti (come il B Impact Assessment di B Lab) per valutare le performance della società per quanto riguarda i suoi impatti e il beneficio comune prodotto.


In Italia sono più di 120 le aziende che hanno conseguito la certificazione B Corp, e più di 1.000 sono Società Benefit e questo dimostra che molte società riconoscono che questo nuovo modo di fare impresa è lo strumento ottimale per affrontare le sfide presenti e future.


Sebbene non manchino casi di imprese che abusano della qualifica di Benefit, ponendo in essere comportamenti non esattamente in linea con le finalità sociali che dichiarano di perseguire, è indubbio che sia il mercato che la normativa di derivazione europea vanno ormai sempre di più nella direzione della lotta al greenwashing.