Sostenibilità nella supply chain e la legge francese sulla responsabilità estesa del produttore
Sostenibilità nella supply chain e la legge francese sulla responsabilità estesa del produttore
In Francia, la Loi AGEC del 2020 ha imposto importanti obiettivi ambientali da raggiungere progressivamente nel prossimo ventennio. La sfida principale consiste nel trasformare l’attuale economia fondata su un sistema lineare – produrre, consumare, smaltire – in una fondata su un sistema circolare. Come? Coinvolgendo sia il consumatore – migliorando il sistema di informazione su ciò che acquista e consuma – sia il produttore – tramite il regime della responsabilità estesa.
La responsabilità estesa del produttore, in francese REP (Responsabilité élargie du producteur) e in inglese EPR (Extended producer responsibility), è stata definita dalla Direttiva Europea n. 825/2018 come una politica ambientale volta a rendere il produttore responsabile per la gestione dei propri prodotti anche nella fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto.
Con l’entrata in vigore della Loi AGEC – la “Legge Antispreco per un’economia circolare” – la Francia è stata uno dei primi paesi ad introdurre regole, come si dirà a breve, molto stringenti in materia.
Come anticipato, tra le varie novità della nuova legge francese, al centro dell’attenzione c’è l’obbligo per il produttore di occuparsi del “fine vita” dei propri prodotti. Ma, innanzitutto, è bene chiedersi: chi è considerato produttore? Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, sono produttori e, pertanto, soggetti ai nuovi obblighi, tutti coloro che producono, importano, introducono o distribuiscono sul mercato francese dei prodotti appartenenti alle varie categorie coinvolte dalla normativa EPR come, ad esempio, gli imballaggi e i prodotti tessili o calzature.
I produttori italiani che commercializzano in Francia – anche se solo tramite piattaforme online – sono quindi tenuti a rispettare i nuovi obblighi al pari di quelli francesi.
Per aiutare i produttori in questa importante sfida, sono state istituite delle “eco-organizzazioni” specializzate ed autorizzate dal governo che si prendono carico della gestione dei prodotti-rifiuti in cambio di un contributo – il cui importo varia a seconda del prodotto – che deve essere versato da ciascun produttore all’organizzazione cui aderisce. Il produttore in questo modo è responsabilizzato ed incentivato a realizzare i propri prodotti tenendo in considerazione i costi per la gestione del momento in cui diventeranno dei rifiuti.
L’altra importante novità riguarda gli obblighi in materia di etichettatura che impongono l’indicazione delle modalità per il corretto smaltimento del prodotto e l’utilizzo di un particolare logo – “Logo Triman” – difforme da quanto previsto dalle norme europee.
Queste previsioni sono state causa della lettera di messa in mora inviata alla Francia lo scorso febbraio dalla Commissione Europea. L’imposizione di così stringenti obblighi di etichettatura, infatti, sembra che possa rappresentare un ostacolo alla libera circolazione delle merci all’interno del Mercato Unico. In un’ottica di armonizzazione della legislazione europea, non resta che attendere – anche in base all’esito della procedura di infrazione in corso – di scoprire se la Francia diventerà l’apripista in materia o se dovrà, al contrario, adeguarsi ai futuri e meno rigidi standard europei.
Al momento, per quanto stringenti e discussi possano essere, è importante – onde evitare di incorrere nelle relative sanzioni– attenersi ai nuovi obblighi che – si ricorda ancora una volta – non riguardano esclusivamente i produttori francesi.