La nuova legge tedesca

Le imprese tedesche sono chiamate ad adeguarsi alla nuova Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz, o più brevemente Lieferkettengesetz, la legge che introduce obblighi di due diligence nelle catene di fornitura varata lo scorso mese di giugno dal legislatore tedesco. La legge entrerà in vigore il 1° gennaio 2023 per le imprese con almeno 3.000 dipendenti e, a partire dal1° gennaio 2024, gli obblighi si estenderanno anche alle imprese con almeno 1.000 dipendenti.

Ma anche i fornitori italiani di imprese tedesche potranno essere colpiti dagli effetti della nuova normativa. Vediamo perché e in che modo.

Di che cosa si tratta e come si è arrivati a questa legge?

La legge impone alle imprese l’obbligo di applicare, con riferimento alle proprie catene di fornitura, la dovuta diligenza al fine di prevenire o minimizzare i rischi di violazione dei diritti umani e della tutela ambientale, nonché di interrompere eventuali violazioni di questi obblighi.

L’iniziativa del legislatore tedesco si fonda sui Principi Guida sanciti nel 2011 dalle Nazioni Unite (Guiding Principles on Business and Human Rights) e richiamati nello stesso anno anche dall’OCSE nelle sue Guidelines for Multinational Enterprises.

Alla fine del 2016 il governo tedesco ha attuato i Principi Guida delle Nazioni Unite attraverso un programma di azione nazionale (Nationaler Aktionsplan für Wirtschaft und Menschenrechte, NAP) che invitava le imprese – su base volontaria –  a indagare sui rischi di violazioni dei diritti umani nelle proprie catene di fornitura, ad occuparsi della prevenzione e a eliminare tali rischi, a pubblicare rapporti su questa attività e a implementare sistemi per la ricezione di eventuali reclami su casi di violazione.

Nel 2020 è stata svolta un’indagine rappresentativa sui risultati del NAP dalla quale è emerso un dato molto deludente: neanche un quinto delle imprese intervistate aveva messo in atto le misure richieste. Ciò ha portato il legislatore tedesco a introdurre uno standard vincolante di dovuta diligenza.

Quali sono i diritti umani e ambientali tutelati?

La legge contiene una lista esaustiva di undici convenzioni internazionali sui diritti umani e ambientali. Sono inclusi, in particolare, il divieto di lavoro minorile, di schiavitù e di lavoro forzato, nonché di discriminazione, il diniego di un salario adeguato e parificato per uomini e donne, l’inosservanza del diritto di formare sindacati, il rifiuto dell’accesso al cibo e all’acqua e l’appropriazione illecita di terreni e mezzi di sussistenza e infine il divieto di utilizzare determinate sostanze velenose e di esportare rifiuti tossici.

Cosa si intende per catena di fornitura?

Il concetto di “catena di fornitura” include tutti i prodotti e servizi di un’impresa e tutte le fasi necessarie, in Germania e all’estero, per la loro produzione o prestazione. Esso si riferisce sia all’attività propria dell’impresa, sia a quella dei suoi fornitori diretti e indiretti.

Quali obblighi impone la legge?

L’impresa deve stabilire un adeguato sistema di gestione del rischio (risk management). Ciò comporta la definizione delle responsabilità per il controllo del rispetto degli obblighi di dovuta diligenza all’interno dell’impresa, per esempio attraverso la nomina di un responsabile dei diritti umani e l’implementazione di regole chiare per l’impostazione dei report.

L’impresa deve altresì implementare una procedura aziendale per la ricezione di segnalazioni di rischi e violazioni potenziali o reali. In alternativa, l’impresa può optare per la partecipazione a una procedura esterna.  

L’impresa deve inoltre identificare la propria catena di approvvigionamento e condurre un’analisi dei rischi. Ciò significa che deve innanzitutto identificare quelle parti della propria area di business che pongono rischi particolarmente significativi per i diritti umani e l’ambiente. Questa analisi deve essere estesa ai fornitori diretti.

Per quanto riguarda i fornitori indiretti invece, l’analisi dei rischi deve essere svolta se un’impresa ha indicazioni effettive di possibili violazioni dei diritti umani o di tutela ambientale. Oltre che dalle proprie conoscenze, le indicazioni possono derivare da rapporti sulla scarsa osservanza dei diritti umani nella regione di produzione, dal fatto che un fornitore appartiene a un settore con particolari rischi per i diritti umani o per l’ambiente oppure da informazioni dell’autorità competente, ma anche da segnalazioni di rischi potenziali o reali.

Detta analisi deve essere condotta annualmente e comunque ogni volta in cui l’impresa deve considerare una situazione di rischio sostanzialmente modificata o incrementata, ad esempio dall’implementazione di nuovi prodotti o da una nuova area di business.

L’impresa deve infine presentare un rapporto annuale all’autorità competente sul rispetto degli obblighi di due diligence e tale rapporto deve essere pubblicato anche sul sito aziendale.

Cosa bisogna fare se si individuano dei rischi?

Se vengono individuati dei rischi, l’impresa deve intraprendere misure preventive adeguate. La prima misura è il rilascio da parte del management di una dichiarazione circa la propria strategia per la tutela dei diritti umani. Questa strategia può includere, per esempio, l’attuazione di programmi di formazione per i propri dipendenti e fornitori diretti, ma anche la necessità di concordare contrattualmente gli obblighi dei fornitori,di rispettare le richieste di tutela dei diritti umani e di implementare obblighi e sistemi di controllo analoghi nei confronti degli ulteriori fornitori della catena di approvvigionamento.

Se è stato identificato il rischio di una violazione dei diritti umani, l’impresa deve intraprendere misure appropriate per fermarlo o minimizzarlo. Questo vale a maggior ragione nei casi in cui si è già verificata una violazione.

Chi controllerà l’osservanza della nuova legge?

Il controllo è stato affidato all’Ufficio Federale per l’Economia e il Controllo delle Esportazioni (Bundesamt für Wirtschaft und Ausfuhrkontrolle, BAFA) che ha sede nei pressi di Francoforte. Il BAFA è stato investito di ampi poteri che potrà esercitare senza dover ricorrere alla previa autorizzazione di un giudice, tra cui l’accesso alla sede aziendale, la convocazione dei suoi esponenti, la richiesta di esibizione di documenti e l’emissione di ordini per la implementazione delle azioni richieste dalla legge.

Cosa succede in caso di violazioni?

La nuova legge non genera una responsabilità delle imprese verso terzi in caso di violazioni dei diritti umani o ambientali, ma stabilisce obblighi di dovuta diligenza.

In caso di violazioni la legge prevede sanzioni pecuniarie tra 100.000 e 800.000 Euro che possono essere aumentate fino a dieci volte, quindi fino a 8 milioni di Euro. Nei confronti di imprese con un fatturato annuale medio superiore a 400 milioni di Euro la sanzione massima è il 2% del fatturato.

In aggiunta e a prescindere dal fatturato, l’impresa che ha violato gli obblighi stabiliti dalla nuova legge può essere esclusa da appalti pubblici per una durata massima di tre anni.

Quali saranno le ripercussioni per i fornitori di aziende tedesche?

Le imprese tedesche che dovranno “mettersi in regola” imporranno ai loro fornitori diretti l’accettazione di specifici obblighi contrattuali, ovvero il rispetto delle misure di prevenzione, l’applicazione della dovuta diligenza anche nei confronti dei propri fornitori, l’accettazione e l’implementazione di meccanismi di monitoraggio, ma forse anche l’invio di rapporti e così via.

Almeno una volta all’anno il fornitore dovrà sottoporsi a misure di verifica da parte del suo committente tedesco oppure di un ente terzo dallo stesso incaricato.

E cosa succede in Europa?

L’Unione Europea sta preparando una Direttiva sugli obblighi di dovuta diligenza lungo la catena di approvvigionamento che potrebbe includere anche le PMI. Nel frattempo, la Commissione Europea ha pubblicato a luglio di quest’anno delle linee guida sulla dovuta diligenza delle aziende europee relativa ai rischi di lavoro forzato nelle catene di fornitura (https://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2021/july/tradoc_159709.pdf).

Il tema della Sustainable Corporate Governance non è quindi nel mirino del solo legislatore tedesco.