Il nuovo “Contratto di Espansione”
Il 29 giugno scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il tanto atteso “Decreto Crescita” (Legge 28 giugno 2019, n. 58, dal titolo “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi”).
Tra le varie novità, il Decreto Crescita ha introdotto, in via sperimentale per gli anni 2019-2020, il “Contratto di Espansione”: una nuova opportunità per le imprese di grandi dimensioni che intendono avviare processi di reindustrializzazione e riorganizzazione mirati al progresso e allo sviluppo tecnologico.
Il Contratto di Espansione sostituisce i contratti di solidarietà espansivi ed è finalizzato a sostenere le aziende nella gestione efficiente del cambiamento dei processi produttivi attraverso l’acquisizione di nuove competenze, la riqualificazione del personale e l’uscita anticipata dei lavoratori prossimi alla pensione.
E’ uno strumento rivolto alle imprese con un organico superiore a 1.000 unità, che intendono avviare piani di reindustrializzazione e riorganizzazione che comportano, in tutto o in parte, una strutturale modifica dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico dell’attività.
In particolare, l’attivazione di un Contratto di Espansione presuppone l’esigenza di gestire in modo più efficiente le competenze professionali in organico al fine di agevolare lo sviluppo aziendale, prevedendo d’altro canto l’assunzione di nuove figure professionali.
Nello specifico, l’introduzione del Contratto di Espansione consente di anticipare il pensionamento per quei lavoratori che si trovano non oltre 60 mesi dal raggiungimento dei requisiti anagrafici previsti per l’età pensionabile ed abbiano raggiunto il requisito contributivo versando almeno 20 anni di contributi.
Nel periodo che intercorre tra l’uscita anticipata e il pensionamento, l’azienda sarà tenuta a corrispondere al lavoratore l’ammontare dell’assegno pensionistico lordo, comprensivo di indennità Naspi.
Il vantaggio per le aziende che decideranno di ricorrere al Contratto di Espansione sarà quello di facilitare il turn over generazionale, promuovendo il passaggio a nuove tecnologie e favorendo l’ingresso in azienda di professionalità specifiche e adeguatamente formate.
Inoltre, è prevista anche la possibilità, per i lavoratori che non hanno maturato i requisiti per l’accesso allo scivolo pensionistico di cinque anni, di ridurre l’orario di lavoro (nel limite del 30% dell’orario dei lavoratori interessati dal Contratto di Espansione) per favorire l’ingresso in azienda di nuovi professionisti.
In questo caso, la riduzione di stipendio determinata dalla riduzione di orario sarà compensata con una integrazione salariale a carico dell’INPS.
Dal lato pratico, il datore di lavoro che intende sottoscrivere un contratto di espansione dovrà avviare una procedura di consultazione sindacale (ai sensi dell’art. 24 D. Lgs. 148/2015), finalizzata a sottoscrivere in sede governativa il Contratto di Espansione con il Ministero delle Politiche Economiche e Sociali e le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ovvero con le RSA o le RSU.
Il Contratto di Espansione dovrà prevedere:
- il numero di lavoratori da assumere e relativi profili professionali;
- la programmazione temporale delle assunzioni;
- l’indicazione della durata a tempo indeterminato dei contratti di lavoro (incluso l’apprendistato professionalizzante);
- la riduzione di orario prevista e i dipendenti coinvolti;
- il numero di dipendenti che hanno aderito al piano di pensionamento;
- un progetto di formazione e riqualificazione dei lavoratori.
Infine, con l’approvazione del Contratto di Espansione, il datore di lavoro potrà richiedere l’intervento straordinario di integrazione salariale per un massimo di 18 mesi, anche non continuativi.
Il Contratto di Espansione si prospetta, dunque, un utile strumento volto a favorire il ricambio generazionale, a promuovere lo sviluppo produttivo e a migliorare la competitività aziendale. Considerato che in Italia si stimano almeno 381 aziende sopra i 1.000 dipendenti che potrebbero pertanto beneficiare del Contratto di Espansione, restiamo in attesa di valutarne l’impatto sul mercato del lavoro nell’arco dei prossimi mesi.