Covid-19: a quando il ritorno alla normalità?
Covid-19: a quando il ritorno alla normalità?
Un’ordinanza del Tribunale di Roma del 27 agosto 2020 ha disposto la riduzione del 20% del canone di locazione di un esercizio commerciale per il periodo compreso tra giugno 2020 e marzo 2021, sulla base dell’assunto che, anche dopo la riapertura dello stesso, l’accesso alla clientela fosse contingentato per ragioni di sicurezza sanitaria e dunque la riduzione appariva giustificata dal mancato ritorno ad una piena operatività. Come è però possibile sapere che dal 1° aprile 2021 la situazione apparirà diversa e che vi sarà il tanto atteso ritorno alla normalità?
Chiaramente, certezze non ve ne sono. La pandemia da Covid-19 ha colpito il mondo in un modo totalmente inaspettato e ha reso chiaro a chiunque che non si possano fare previsioni di sorta.
D’altro canto, con le informazioni a disposizione oggi, si può tentare di verificare quando – plausibilmente – vi potrà essere questo ritorno alla normalità.
Cominciamo con la nozione di “immunità di gruppo o di gregge,” ovverosia quel fenomeno per cui, quando la copertura vaccinale riferita ad una specifica infezione ha raggiunto un determinato livello all’interno della popolazione, si considerano al sicuro anche gli individui non vaccinati. La soglia minima di tale immunità è variabile a seconda dell’infezione cui si riferisce ed in base alla sua contagiosità; come riporta il professor Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli Studi di Milano, per il Covid-19, che è molto contagioso, si potrà considerare raggiunta l’immunità di gregge laddove sia conseguita la soglia del 95% di copertura vaccinale.
In secondo luogo, per cercare di effettuare una stima ragionevole sul momento in cui tale soglia sarà raggiunta, sarebbe necessario sapere quando il vaccino contro il Covid-19 potrà iniziare ad essere somministrato alla popolazione.
Vi sono stati numerosi comunicati stampa di colossi farmaceutici e notizie sull’imminenza dell’approvazione del vaccino. Con una lettera pubblicata sul proprio sito web, Pfizer sostiene che entro la terza settimana di novembre – se tutto procederà come programmato – chiederà la registrazione del suo vaccino anti-Covid 19 all’agenzia americana FDA (Food and Drug Administration).
Non solo, ma in data 1° ottobre 2020 l’Agenzia Europea del Farmaco ha emesso un comunicato secondo cui è iniziata la c.d. rolling review (procedura accelerata di verifica dei dati) del vaccino messo a punto da AstraZeneca e dall’università di Oxford. Tuttavia, in questo caso non si indica alcuna tempistica per l’autorizzazione effettiva del vaccino, anche se pare che possa arrivare per la fine di novembre.
Infine, anche Sanofi pare puntare a produrre un miliardo di dosi entro il 2021, se i test daranno i risultati sperati ed il vaccino sarà approvato dall’Agenzia Europea del Farmaco.
Una volta che uno dei vaccini indicati sarà approvato, però, non sarà finita. Infatti, la casa farmaceutica dovrà produrne dosi sufficienti per la vaccinazione della popolazione ed il vaccino dovrà poi essere somministrato almeno alla maggior parte delle persone (considerando che per ottenere l’immunità di gruppo è necessaria una copertura vaccinale del 95%). Attualmente, si sta ancora tentando di definire quali categorie di soggetti saranno vaccinate prima.
In ogni caso, alla luce dei progressi sopra descritti, realisticamente (e solo laddove un vaccino venga effettivamente approvato in breve tempo) le vaccinazioni per le persone più fragili, le forze dell’ordine e gli operatori sanitari – anche se appunto non è ancora definito l’ordine che si seguirà nella vaccinazione – saranno disponibili nella primavera del 2021 e ciò significa che verosimilmente sarà possibile avere una copertura vaccinale sufficiente unicamente verso la fine del prossimo anno.
Pertanto, considerando che oltre agli ingressi contingentati, come la citata ordinanza riporta, vi sono maggiori spese di sanificazione e per i dispositivi di protezione ed una minor predisposizione delle persone a frequentare luoghi chiusi per paura del contagio, le conseguenze del Covid-19 sui consumi pesano evidentemente anche nei periodi non segnati dal lockdown totale. Alla luce di ciò, fino a che non sarà raggiunta l’immunità di gruppo con la somministrazione del vaccino ad una percentuale sufficiente di popolazione, la situazione difficilmente potrà dirsi risolta, portandoci quindi a valutare come giustificata una riduzione dei canoni di locazione e affitto sino a quel momento.