Diritto e futuro: qualche riflessione
Diritto e futuro: qualche riflessione
Il tema di maggior rilievo che ha interessato in questi giorni il mondo del diritto e del retail è senza dubbio il prepotente ritorno alla ribalta dei così detti DPCM e, soprattutto, delle Ordinanze emanate dalle singole Regioni.
Nel giro di undici giorni, tra il 13 ottobre e il 24 ottobre, sono stati emanati tre differenti Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che hanno interessato in particolare il settore dei servizi di ristorazione limitando progressivamente gli orari di apertura e imponendo un numero massimo di persone per tavolo (dapprima sei persone, poi scese a quattro).
In questa seconda ondata, le grandi protagoniste nel complicare la vita dei retailer si stanno tuttavia rivelando le Ordinanze Regionali che hanno disegnato un quadro sempre più complesso, variegato e frammentato di misure restrittive nelle varie regioni.
Vediamo alcuni esempi, che ci danno una plastica idea della situazione.
La Lombardia ha dapprima emanato un’ordinanza con cui è stato disposto un divieto di movimento per le persone fisiche dalle 23 alle 5 del mattino del giorno successivo in tutto il territorio regionale salve esigenze lavorative, situazioni di necessità, situazioni di urgenza o motivi di salute.
A distanza di poche ore è stato adottato un nuovo provvedimento che ha imposto sino al 13 novembre la chiusura nei weekend di tutti i negozi di grandi dimensioni e siti nei centri commerciali, fatte salve poche attività considerate essenziali.
La Regione Piemonte, con ordinanza del 20 settembre, ha invece imposto in prima battuta la chiusura nel fine settimana di tutte le attività di vendita al dettaglio nelle grandi strutture di vendita con l’eccezione di negozi di alimentari, tabaccherie, edicole e stazioni di servizio.
Il 26 ottobre il Piemonte ha tuttavia ampliato la categoria delle attività essenziali esonerate dalla chiusura nel fine settimana includendo anche la vendita di alimenti e prodotti per animali, prodotti per l’igiene della casa e della persona, piante e fiori e relativi prodotti accessori e ha esentato dalla chiusura di sabato e domenica “le strutture presenti in zone commerciali A1” ossia quelle site in determinate aree del centro storico individuate dai singoli comuni.
Di interesse è infine il caso della Regione Campania in cui hanno destato stupore le dichiarazioni del Governatore che minacciava l’imposizione di un nuovo lockdown generalizzato, che non si è mai concretizzato anche in considerazione delle ferventi proteste popolari.
In Campania è stato tuttavia disposto il divieto di movimento dei cittadini tra le diverse Province della Regione (ma non i movimenti in entrata e in uscita verso altre Regioni) nonché l’obbligo di chiusura di tutte le attività commerciali, sociali e ricreative dalle ore 23.00 alle ore 5.00 del giorno successivo.
In Sicilia? Si sta chiusi la domenica: ma solo al pomeriggio.
Non si può far altro che constatare amaramente come in questo mare magnum di decreti, dichiarazioni e ordinanze che si succedono di continuo è difficile perseguire l’obiettivo centrale e fondamentale per tutti gli imprenditori: certezza del diritto, stabilità e possibilità di pianificare il futuro.