I reati tributari e la responsabilità amministrativa degli enti. Cosa cambia?
I reati tributari e la responsabilità amministrativa degli enti. Cosa cambia?
In data 17 settembre 2020 si è svolto il webinar dal titolo “Direttiva PIF, Reati Tributari e responsabilità 231: cosa cambia?” che è stato tenuto insieme a me dall’Avvocato Maurizio Arena e dall’Avvocato Manuel Deamici.
L’argomento trattato appare molto attuale, considerato che con la Legge 19 dicembre n. 157/2001 sono stati espressamente inseriti nell’impianto del Decreto Legislativo n. 231/2001 molti reati tributari, tra cui la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, l’occultamento o distruzione di documenti contabili e la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
Col Decreto Legislativo n. 75/2020 sono stati anche introdotti i reati relativi al mancato pagamento dell’IVA, considerati – anche essi – reati presupposto per la responsabilità amministrativa degli enti.
I reati tributari, però, non sono una novità assoluta il Decreto Legislativo n. 231/2001: alcune misure di prevenzione dei reati fiscali sono già contenute in molti modelli, seppur finalizzate a prevenire i reati di riciclaggio e associazione per delinquere che abbiano come presupposto un delitto tributario ovvero finalizzate a prevenire altri reati le cui modalità di commissione implicano la preventiva commissione di reato tributario (ad esempio il reato di corruzione).
È chiaro, però, che alla luce dell’espressa introduzione nel Decreto Legislativo n. 231/2001 dei reati tributari, si sono aperte nuove aree di rischio: i presidi precedentemente inseriti nei modelli devono, perciò, essere rivisti, aggiornati o comunque almeno verificati sotto il profilo dell’efficacia anche in funzione dei nuovi reati.
Al fine di aggiornare o quanto meno verificare l’efficacia del modello preesistente, sarà necessario effettuare un nuovo risks assessment e valutare quali siano all’interno della società le attività direttamente (finanza, contabilità ecc.) o indirettamente (ufficio acquisti, procurement, sviluppo ecc.) coinvolte da aspetti tributari.
Effettuato il risk assessment, dovrà essere aggiornato il modello, eventualmente modificando o integrando i presidi e verificando che i principi di base (quali quello ad esempio della segregazione delle funzioni) siano rispettati.
Per i grandi contribuenti è anche possibile prevedere forme di cooperazione con l’Agenzia delle Entrate, con gli effetti previsti dall’art. 6 del Decreto Legislativo n. 128/2015.
Sotto il profilo dei controlli e, quindi, della verifica periodica dell’efficacia ed efficienza dei presidi previsti nel modello, con l’ingresso dei reati tributari sarà necessaria una maggiore cooperazione tra Organismo di Vigilanza, Collegio Sindacale e Revisori, in modo che le competenze dell’uno integrino le competenze dell’altro e permettano una verifica altamente professionale.
Inoltre, i flussi informativi e la formazione dovranno essere sviluppati e ampliati al fine di ricomprendere quelle aree che prima dell’ingresso dei reati tributari erano poco significative.
Ci si domanda anche se l’Organismo di Vigilanza, in conseguenza del maggior rilievo dei reati tributari, debba prevedere tra i suoi membri un commercialista o un avvocato tributarista.
Sul punto la dottrina non si è ancora espressa ma, se da una parte certamente una figura professionale tecnicamente preparata nell’area tributaria può essere d’ausilio per un miglior controllo delle aree di rischio, dall’altra una corretta ed efficace collaborazione tra i vari soggetti professionali che operano all’”interno” della società parrebbe essere la soluzione più lineare ed efficace.
L’ingresso dei reati tributari nel Decreto Legislativo n. 231/2001, dunque, è senz’altro una novità rilevante che deve essere presa seriamente in considerazione dalle società e dagli enti e richiede un aggiornamento del modello, ma a livello pratico sembrerebbe avere un impatto inferiore rispetto a ciò che potrebbe apparire prima facie, atteso che molti modelli già contengono presidi tesi ad evitare i reati tributari (od almeno alcuni) e gli Organismi di Vigilanza già effettuano periodicamente incontri coi Sindaci e coi Revisori per una valutazione integrata dello status dell’azienda di riferimento.