Ripensamento del ruolo del punto vendita fisico: a che punto siamo
Ripensamento del ruolo del punto vendita fisico: a che punto siamo
Sviluppo di seguito alcune considerazioni iniziate durante l’intervento di moderazione in occasione del webinar dell’International Bar Association (IBA) “Luxury and Fashion Law Conference” del 24 settembre 2020.
È ormai chiaro che il ruolo del punto vendita fisico vada ripensato non una ma due volte. Siamo infatti arrivati alla tanto temuta seconda ondata del coronavirus. Ma è altrettanto evidente che nel breve futuro potrà essere ripensato anche tre, quattro e/o un infinito numero di volte, se ciò sarà reso necessario dalla pandemia, dalle relative misure restrittive e dall’evoluzione dei consumi.
Il primo punto dunque è: mutevolezza di ciò che un tempo era pacifico e si ripeteva con poche variazioni di anno in anno. Piani di sviluppo arrestati o da ripensarsi radicalmente. Costruzioni di negozi ridimensionate, progetti abbandonati. Qualcuno percepisce questa situazione come un limbo in cui le decisioni non si prendono. E questo in sé potrebbe essere il problema maggiore nel nostro sistema economico.
Rimedi giuridici
La prima ondata della pandemia ha creato la domanda – più che legittima – “quali rimedi sono disponibili per proteggerci dall’obbligazione di pagamento del canone ove i punti vendita debbano rimanere chiusi ed anche quando riaprono si osservi un importante calo di fatturato?” “Se il punto vendita non sta in piedi, è possibile recedere dal contratto?” È stato osservato che questi rimedi esistono e si sono anche rivelati efficaci nel favorire i contatti tra le parti, spesso sfociati in accordi più o meno generosi (in ogni caso molto variegati).
Contenziosi: se ne sono visti pochi, segno evidente che in questa fase non conviene a nessuno liberare gli spazi di conduttori anche morosi a fronte di una totale incertezza sulla tenuta stessa del settore.
Ma qualche errore, per l’eccessiva fretta, è stato fatto: troppo facilmente con alcuni accordi si è compromesso il diritto di reclamare revisioni di affitti e/o recessi in futuro, sacrificando questi diritti sull’altare dello sconto immediato. Purtroppo il domani può essere ancora più gramo e vale davvero la pena di lasciare intatte le armi che il sistema giuridico fornisce.
Phygital, Omnichannel, Showrooming etc. etc. etc.
I commentatori si sbizzarriscono per definire il cambiamento in atto nel brick and mortar, che del resto era iniziato ben prima del Covid e che la pandemia ha solo contribuito ad accelerare. Si sprecano le previsioni sulla morte del negozio fisico ed alcuni (pochi per fortuna) sono dovuti uscire dal mercato. Altri hanno approfittato per “tagliare i rami secchi”, fare un po’ di pulizia, rinegoziare i canoni e prepararsi per affrontare più snelli ma ancora in salute le tempeste a venire.
Il negozio fisico ovviamente non è morto, ma non è questo il momento di tracciare i bilanci. Certi piani di sviluppo non si vedranno più, questo è ovvio, anche considerando che per una volta è il modello stesso di capitalismo ad essere messo in dubbio, non il solo modello di distribuzione. Istanze di sostenibilità, non appena l’emergenza sarà superata, si faranno sentire prepotenti e favoriranno il cambiamento del contesto.
Ma il Covid ha anche aperto altri scenari: non si sono infatti accorti tutti di quanto sono importanti i negozi di prossimità? Questo potrà essere dunque un vero e proprio trend di crescita futura. Senza contare gli scenari che potranno aprirsi per esempio nel campo del retail della sanità e dei servizi, che certamente chiederà spazi anche su strada.
Opportunità?
Qualcuno si chiede se questo periodo porti con sé in realtà anche delle opportunità. Con una battuta si potrebbe dire che per chi vende mascherine è senz’altro così. Per chi è alla caccia di canoni al ribasso, anche.
In senso più ampio, si può dire che l’opportunità consiste probabilmente nel fatto che si vada verso un retail real estate più moderno e flessibile, con investimenti più mirati e probabilmente più contenuti, richieste di key money e di canoni più ragionevoli, a favore di un mercato dinamico. Peccato che i contratti di locazione con le loro rigidità (durate, indennità, prelazioni) siano rimasti gli stessi. Su quel fronte c’è ancora molto da fare. Chissà che una volta conclusa la decretazione d’urgenza si cominci a pensare a qualche buona riforma.